Ombre da Le Città #Invisibili di Italo Calvino 6

#1
Talvolta
La malinconia
Affossa
L’animo
Nelle viscere
Del non ritorno

Solo abissi
Con pareti
Scoscese
Prive
Di qualsiasi
Appiglio

#2
Dove
“L’apparenza
Inganna”
Si è persa
L’anima

La causalità
Vigila
Azioni
Inconcludenti
Eppur
Si vive
Privi
Di riferimenti

#3
Scegliere
Implica
Difficoltà
Di percorsi
Per arrivare
Alla vetta

Dove
Tra il vuoto
Dei pensieri
Occorre
Interpretare
Il Reale

#4
Strutture
Avvolgono
L’anima
Delle cose

Come fili
Avvolgono
Verità

Il nostro
vivere

Scrutare
Nuovi
Accessi
Per trovar
Vere
Identità

#5
Noi uomini
Veglianti

Pellegrini
Di verità

Srotoliamo
Fili
Di significati

Per raggiungere
Sempre
Nuove
(Aut)enti(ci)tà

#6
Si decodifica
La realtà

Solo

Vivendola
Nella purezza
Della sua essenza

Vederla
Dall’alto

È percepirne
La mancanza
Di senso

#7
Le consuetudini
e le funzionalità
Non sempre
Si compenetrano

Eppur
Trasmettono
Quella beatitudine
Di”possesso”

Del VIVERE

#8
Smeraldina
gioco
di vita

con obbiettivi
parti
d’incastri

che l’uomo
realizza
in differenti
cammini

#9
“Sfiorare
Con lo sguardo”
È cogliere
Diverse
Sfumature

Si enfatizza
Nostalgia
Essenza
Che decanta
Nel ricordo

#10
tra entusiasmi
assopiti

il ripetersi
di forme

desta
estraneità
di sguardi

che reclamano
unici
significati

#11
Fillide
“Spazio”
Di ricordi
Sospesi

Dove
Ad Un cenno
Di nota

Si Evocano
Dolci
Melodie

#12
Immaginare è Felicità

Quando Cavalli Impazziti

Nel cielo Di vita

Inseguono Libertà

#13
La realtà
Talvolta
Si palesa
Estranea
All’Immaginazione
Si distrae
Pensiero
Con piacevoli
(Ri)scoperte

#14
Immaginazione
Vola
Su sabbie
Dorate
E Leggere

Che Realtà
Estranea
Disperde
Tra Silenzi
Di Pensiero

#15
Immaginare
Riscatta
L’uomo
Dall’essere
Limite

Sfiora
Libertà
Di Pensiero
E lega
L’anima
Alle cose

#16
Ad Adelma
Il Tempo
Del ritorno
Vedrà
Giochi
Di mare
Adagiar
Su battigie
Argentate
Piccole
Conchiglie
Tracce
Di ricordi

#17
Il labirinto
Della mente
Abilita
L’uomo
Nel raggiungere
Traguardi
Di Vita

E Il filo
Di Arianna
Sarà
Traccia
Del nostro
Cammino

#18
Ali di fantasia
Filtrano
Luci Ed Ombre
Dell’esserci

Custodi
Del Tempo

Compagne
Di Ore

E Noi
Prigionieri
Col naso
All’insù

#19
Divario
Eterno
Tra Teoria
E Prassi
Alberga
In Noi
Esseri
Limiti
Alla deriva

#20
Uno sguardo
Iniziale
Su Forme
Di velate
Trasparenze
Che ammaliano
Noi illusi
Di vivere
Oggi
Il rimorso
Del nostro
Domani

Lycia Mele
© Riproduzione riservata

Rafal Olbinski Visioni Silenti
Rafal Olbinski
Visioni Silenti

Richard Estes

L’arte informale permette al libero pensiero di manifestarsi con una pluralità di interpretazioni. Quasi una sfida. Si raccolgono foglie di razionalità in campi in cui l’inconscio o la concettualizzazione della realtà si realizza nei vari linguaggi espressivi.

Ogni volta che mi trovo dinanzi ad un opera “informale”, creo nel mio immaginario una porta a specchi che nell’aprirla si rompe in mille pezzi. Solo allora mi è consentito vivere l’opera dentro, libera da interpretazioni altrui. È una bella sensazione. L’artista, la sua vita, il contesto storico e la pura creatività.

Oggi voglio parlare di un grande artista americano che si esprime con un linguaggio figurativo che incanta, ipnotizza. Quando lo vidi per la prima volta non riuscii a staccarmi dalla tela. Un virtuosismo di tecnica pittorica eccellente. Il senso di mistero, il reale sospeso, immobile, l’ossessiva forse un po’ paranoica cura del dettaglio mi avevano impressionato.

image Richard Estes* è considerato il fondatore del Fotorealismo* o Iperrealismo. Nato nel 1932 a Kewanee nell’Illinois, dopo essersi laureato all’Art Institute di Chicago si trasferisce a New York nel 1959.

Negli anni 60, dopo un periodo di linguaggi informali, l’arte riprende contatto con la realtà e la fotografia sarà il mezzo che permetterà a Richard Estes di cogliere il reale in tutte le sue peculiarità. Apparentemente sembra che voglia recuperare significati dai vedutisti* del 600, ma in realtà si spinge oltre la rappresentazione, soffermandosi sulla trasparenza, sulla luce riflessa, sull’interpretazione “soggettiva” della visione.

image Il suo intento sarà quello di realizzare dipinti da fotografie che egli stesso scatta, mostrando una nitidezza d’immagine che neanche l’occhio umano sarebbe capace di avere. Le opere rappresentano immagini con l’angolo di  visione di circa 45 gradi, come nell’essere umano.

Sembrano foto che evidenziano limiti, non sono panoramiche né mostrano ampi spazi. Ma anche l’essere uomo è limite, pur cogliendo le particolarità delle immagini, non riesce a vederne l’essenza, proprio per il suo essere finito.

Sono pochi gli esseri umani che ritrae. Volti che fissano il vuoto. Assenti. Quasi imperturbabili. Spesso disposti ai margini dell’opera, mai protagonisti. Si lasciano vivere. Manifestano l’assenza del risultato creato dall’uomo stesso: la modernità. Che è un abbaglio. Una luce che riflette dalle grandi vetrine, dalle lucide superfici metalliche,  dagli specchi, dai finestrini. Un riflesso dell’immagine del reale ormai privo d’anima e frammentato.

image

Predilige dipingere scorci di strade. Strade gremite di gente o di intenso traffico automobilistico che lui ritrae generalmente vuote. Con un’umanizzazione relegata al margine. Si percepisce una sorta d’immobilismo. Uno straniamento. Una grande assenza. Difficile da colmare. Ma il silenzio che ne deriva e ci ipnotizza è in realtà l’essenza della denuncia insita nelle opere di Estes.

L’uomo si è evoluto. Ha raggiunto un discreto livello di benessere come si evince dai palazzi, dalle vetrine, dalle strade illuminate. Tutto è pulito, scintillante, nuovo. Riflette evoluzione e modernità, ma se si scruta tra gli spazi delle vie vuote, dove sembra diffondersi il fiore dell’assenza, appaiono forme alle quali è stato rubata la sostanza che avrebbe creato vitalità e gioia. Forse si è persa la spontaneità, la memoria, la tradizione e il vero senso del vivere? Infatti  chi ha permesso tutto ciò è stato derubato della purezza dell’anima. Non riesce a cogliere la sua interiorità, distratto dalle luci e dai riflessi che abbagliano  da far perdere il senso della vita.

imageIl senso di vuoto che si percepisce è doloroso. Crea disagio e confonde per i forti contrasti che si palesano nell’osservare queste bellissime opere. La tecnologia si è evoluta colmando spazi vuoti ma ne ha ricreati altri. Allontanando il non ritorno .

image

La “tecnica” del riflesso da lui utilizzata crea una multidimensionalità delle superfici permettendo la frammentazione del reale. Da ciò traspare tutto un gioco di linee, rette, quadrati, triangoli, rettangoli  quasi griglie/strutture  per trattenere o soffocare una realtà che  rasenta il nulla? Divenuta “gabbia” dell’umanità?

image In un’intervista rilasciata a Herbert Raymond per la collana Art and Artist dirà ” ho la sensazione che tutta la grande arte sia illusione, che sia una contraffazione. E non solo la pittura, ma anche la musica, il teatro, i romanzi..sono il risultato di un processo di fabbricazione, e operano in un formato limitato. Nel campo della pittura, si lavora con una tavolozza limitata, perché la gamma dei  colori   è ristretta e limitata”

Tra Arte e Vita non vi è differenza. Il limite c’è. È tangibile e sovrasta l’uomo. Con la rappresentazione di questo mistero noi diveniamo consapevoli. Il vuoto si semantizza con l'”uso” e la rappresentazione della realtà.

Estes è riuscito, rappresentando fedelmente il reale a scolpire l’anima di noi contemporanei che vaghiamo in solitudine in una dimensione che non ci appartiene.

English Version
Informal art allows freedom of thought to manifest itself with a plurality of interpretations. Almost a challenge. You collect the leaves of rationality in fields in which the unconscious or the conceptualization of reality is realized in various forms of expression.

Every time I’m in front of an “informal” piece of work, I create in my imagination a door made of mirrors. While I open it, it breaks into a thousand pieces. Only in this way can I perceive the work in me. I feel it lives inside of me, free from others’ interpretations. It’s a good feeling. The artist, his life, the historical context and the sheer creativity.

Today I want to talk about a great American artist who expresses himself with a figurative language that enchants, hypnotizes. When I admired his work for the first time, I could not tear myself away from the canvas. An excellent pictorial virtuosity of technique. The sense of mystery, reality suspended, motionless, the obsessive perhaps a little ‘paranoid’ attention to detail. I was impressed.

* Richard Estes is considered the founder of * Photorealism or Hyperrealism. Born in 1932 in Kewanee, Illinois, after graduating from the Art Institute of Chicago he moved to New York in 1959.

In the 60s, after a period of informal languages, art resumes contact with reality and the photograph will be the means that will enable Richard Estes to grasp the real in all its peculiarities. Apparently he seems to want to recover the meanings of landscape painters * 600, but in reality he goes beyond representation, focusing on transparency, reflected light, the interpretation of “subjective” vision.

His aim will be to make paintings from photographs that he snaps, showing sharp images that even the human eye would be able to have. The works represent images with the viewing angle of about 45 degrees, as in the human being.

They appear to be photos that highlight the limits.They are not scenic or show large spaces. But the human being is a limit, while capturing the peculiarities of the images, he can not see the essence, just for it to be finished.

There are very few human beings he portrays. Faces staring into space. Absent. Almost unperturbed. Often placed at the edge of the work, never protagonists. They are allowed to live. They show the absence of the result created by the man himself: modernity. That is a mistake. A light that reflects from the large shop windows, the polished metal surfaces, from mirrors, windows. A reflection of the image of the real now devoid of soul and fragmented.
He prefers to paint views of roads. Streets filled with people or intense traffic that he portrays typically empty. With humanization relegated to the margin. You feel a sort of paralysis. An estrangement. A large absence. Difficult to fill. But the silence that comes and hypnotizes us is actually the essence of the complaint inherent in the works of Estes.

Man has evolved. He has achieved a reasonable level of welfare as evidenced by the buildings, from the shop windows, the lighted streets. Everything is clean, sparkling, new. He reflects evolution and modernity, but if you peer through the spaces of the empty streets, where the flower of absence seems to be spreading , appearing forms which have been stolen from the substance that would create vitality and joy. Have you perhaps lost your spontaneity, memory, tradition and the true meaning of life? In fact, who allowed all this has been robbed of the purity of the soul. He fails to grasp his inner self, distracted by the lights and reflections that dazzle as to lose the meaning of life.

The feeling of emptiness that you feel is painful. It creates discomfort and confuses for the strong contrasts which become apparent observing these beautiful works. Technology has evolved by bridging gaps but has recreated others. Removing the non-return.
The reflection”technique” Estes used creates a multi-dimensional surface allowing the fragmentation of reality. From what transpires around a game of lines, squares, triangles, rectangles almost grids / structures to hold or choke a reality similar to anything? It has become a “cage” of humanity.

In an interview with Herbert Raymond for the series Art and Artist he will say:”I have a feeling that all great art is an illusion, that it is a counterfeit. And not only painting, but also music, theater, novels are the result of a fabrication process, and operate in a limited format. In the field of painting, working with a limited palette, because the color range is narrow and limited ”
Between Art and Life, there is no difference. The limit is there. It is tangible and dominates man. With the representation of this mystery we become aware of it. The vacuum semantises with the ‘”use” and the representation of reality.
Estes succeeded, faithfully representing the actual sculpt the soul of our contemporaries who wander in solitude in a dimension that does not belong to us.

Lycia Mele

© Riproduzione riservata

http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_Estes
http://it.wikipedia.org/wiki/Fotorealismo
http://it.wikipedia.org/wiki/Vedutismo

Ombre da Le Città #invisibili di Italo Calvino 5

#1
Noi uomini incompleti
Viviamo i limiti dell’esistere
Divorati da inquietudini
Che riparano nell’anima

#2
Il passato

si distilla

nel presente

E noi

protagonisti

diveniamo

spettatori

nel battere

del Tempo

#3
Vivere
Una vita
Sospesa

Gremita
D’azzurri
Velati

Per vegliare
l’indomita
voglia di vivere

La mia libertà

#4
Incontrarsi
Tra sūq

Dove
L’aria
Speziata

Risalta
Colori
Che solcano
Anime

Per cogliere
Identità

Impregnate
D’eterno

#5
Contemplo
Notturni
Strali
Di stelle
Reti
Di sogni

Avvolti
A Desideri
Dell’anima

Intarsio
Di libertà
La mia fantasia

#6
I limiti
Dell’Essere
Colgono
Il senso
Dell’esistere
E colmati
I vuoti
Significati
Vivrà
Nel cercar
L’anelito
Dell’infinito

#7
nulla
attorno

solo
la luce
delle idee
che saldano

il reale

#8
Il desiderio
investe
l’anima

decorandola
di antiche
seduzioni

a Cloe
vento
di memoria

#9
La verità
Si riflette
Ma resta
Inafferrabile
Come l’ombra
In cui l’uomo
Diviene Traccia
D’effimera
Conoscenza

#10
Gli sguardi
-di pure
carezze-
accrescono
desideri
sospesi

Ed noi in sella
ad ippogrifi
raggiungiamo
soglie
di eterna
Libertà

#11
La falsità
Si lega
All’apparenza
L’essenza
Muta
Nel silenzio

Disorientata
Affogo
Nel ricordo
Per poter
gridare
Adesso
Sono

#12
A Sofronia
Si rincorre
La vita
Nel suo farsi
E disfarsi
In un’altalenante
Gioco
Di presenze

#13
Noi esseri
viandanti

ritroviamo
il senso
dell’esistere

sentendo
i limiti
che fuggono

per colmare
il vuoto
d’ambiguità

Lycia Mele
© Riproduzione riservata

Opera di Igor Morski
Opera di Igor Morski

Ombre da Le Città #invisibili di Italo Calvino 4

#20
Il Tempo Regala
Doni Al Nostro Oggi

Che Noi Scellerati
Trascuriamo Nel Ripeterci

#21
Follia è
Ripetere
Oscurità
Bandite
Dalla luce
Del tempo

#22
I segni
privi
d’emozione
sfumano
i ricordi

Quasi
bere
ad una fonte
incapaci
di schiudere
le labbra

#23
Il sentimento
Soggiace
Alle cose
Vivificando
Il ricordo

#24
Parole e Numeri

I fiumi
rompono
gli argini
ove pietre
segnano
certezze

#25
Gesti
Urla
Salti
Universalità
nella diversità

#26
L’essenza
Possiede
Una forma

Un filo
Le unisce:
Esistere

#27
La conoscenza
Offre
Discernimento
Accrescendo
La Sete
Di sapere

#28
I ricordi
Strati
Di presente:

Piccole
Aiuole
Di pensieri
Per Correre

Nell’Istante

#29
Noi
Che volteggiamo
Tra forme
D’assenze
deluse
E poi
Ci smarriamo
Tra significanti
Di passati
Più veri

#30
Si fugge Dall’identico
Sorretti Da palpiti Dell’anima
Dove Si ancorano I ricordi

#31
I pensieri
Mutano
Aspetto
Differenziando
Sensibilità
Di sguardi

Lycia Mele
© Riproduzione riservata

Paul Chan The Seven lights 2005
Paul Chan
The Seven lights 2005

Evocazioni di Franco Donaggio

“I ragazzi geniali hanno sempre fatto cose strane”. Queste parole di Alda Merini ben definiscono la creatività priva di confini che riscopro nelle immagini di Franco Donaggio.

Il suo ultimo Quaderno s’intitola “Gli spazi di Morfeo” dal nome del personaggio mitologico, dio del sogno. Luogo in cui, secondo la leggenda,   appare con sembianze umane.

Ma i sogni evocati dalle immagini di Franco Donaggio abbondano di simbolizzazioni dove traspare l’esigenza di dar “voce espressiva” ad un immaginario riflesso nel reale.

Franco Donaggio Riavvio 2013
Franco Donaggio
Riavvio 2013

All’origine del nome Morfeo, dal greco μορϕή “forma” o figura, associo il desiderio di ri-definizione della figura/corpo della donna, protagonista assoluta delle immagini.

Esulando da concettualizzazioni meramente estetiche, il progetto molto ambizioso desidera ripercorrere simbologie legate all’eterno femminino e riscattare quel corpo, dono di Natura, oggi sempre più violato, vituperato, intriso di significati di colpevolezza.

La figura/corpo appare centrale nello spazio con un “agire” dal significato metafisico. Sembra “significare” il reale nel suo palesarsi corpo armoniosamente perfetto.

Franco Donaggio Salita al Crepuscolo 2012
Franco Donaggio
Salita al Crepuscolo 2012

Ma i giochi intellettuali dell’artista ci inducono a varcare la soglia del pensiero, alla ricerca di nuove catarsi, che evidenziano valori racchiusi in valenze polisemiche. Ed ecco apparire il corpo che “significa” l’agire della donna in colei che genera, crea, combatte, ispira, salva e redime.

Donaggio predilige giochi chiaroscurali della scala cromatica dei grigi e sembra teso verso sintesi intellettuali che ci conducono a guardare l’oltre. E utilizzerà il proprio linguaggio espressivo di dimensione onirica per ri-definire significati antropologici.

Nei bellissimi corpi si concettualizza l’agire talvolta scandito dal tempo. Un’agire da cui si possono percepire sofferenze, vicissitudini ai margini, riscatti di vita, in cui la fatica di esistere determina solitudini di “non- ritorno”.

Franco Donaggio Adamo ed Eva 2013
Franco Donaggio
Adamo ed Eva 2013

Come quel corpo privo di testa, accanto ad un’altra donna, ci conduce ad una dolorosa mancanza. Si è persa la consapevolezza dell’essere donna diversa dall’uomo eppur simile. La donna corpo, universo fragile incompreso, schernito, deriso presente nell’immaginario collettivo, desidera riscatto. Al pari di una rete vischiosa da cui vuole liberarsi. Ma più si muove e più viene avvolta.

Donaggio dispone di nuovi contenuti l’essere donna. Sfiora il corpo scultoreo talvolta etereo ma ne avvolge la sua anima. Donna ingegno, mente, sogno di un reale che alla deriva insegue il tempo e lo definisce. Le immagini sono apologetiche: si celebra la donna nella fusione di significato-significante, mente-corpo.

Franco Donaggio La nave 2013
Franco Donaggio
La nave 2013

Il sodalizio tra mente-corpo lo rivedo nella Nave, in cui sono presenti cedimenti strutturali. È la tempesta della quotidianità che stordisce per intensità e inibisce forze. Ma la donna ritratta, dimostra che pur nell’avversità, non abbandona il luogo di comando. Determinata e saggia affronta imprevisti con intuizione e tempestività.

Nell’antica Grecia ricorre la figura della donna-guerriera, l’amazzone, in piccole società gestite esclusivamente da donne. L’uomo era relegato ad assolvere i compiti femminili. Curava la casa e si occupava dei figli.

Lisia (440 a.C.) ci racconta che erano donne bellissime, molto coraggiose e valorose. E dava significato al loro essere donna il modo in cui affrontavano i pericoli e non il loro splendido corpo.

Dalle immagini sembra che si desideri enfatizzare la dignità della donna che è anche corpo. Dignità che essendo identica a quella dell’uomo, deve esser riconosciuta e rispettata.

Franco Donaggio Bagno Costruttivista 2013
Franco Donaggio
Bagno Costruttivista 2013

La contemporaneità ha imposto immagini stereotipate che hanno “reciso” il valore della donna. Qui vengono raffigurate solo le gambe. Gambe che fanno presagire un movimento. Una via di fuga dalla vischiosità del reale, ma la presenza dell’acqua richiama la purificazione, evoca riscatto e salvazione, una rinascita. Le gambe sono vita: camminano, saltano, danzano, corrono, nuotano.

Voglio ricordare le parole di Alda Merini che diceva “le gambe nella donna sono il perfezionamento della sua volontà…sono occhi e labbra che cercano l’amore sì, ma soprattutto la vita dell’amore”.

Osservando le immagini qui presentate è possibile percepire il rumore del mare, il silenzio del contemplare o l’urto delle chiglie o ancora il cigolamento delle impalcature. Sono immagini polisensoriali.

Benjamin avrebbe detto che la fotografia procede verso un modo “tattile”, sembra fuoriuscire dallo spazio e induce chi contempla a sfiorarla anzi a sostituirsi protagonista.

Franco Donaggio Estrema Domanda 2012
Franco Donaggio
Estrema Domanda 2012

La donna qui rappresentata cerca di proteggersi davanti agli eventi, gigantografie di prore che silenziose avanzano nel caos della vita. Contempla cieli stellati e si rinchiude in se stessa, scrutando le giuste energie che le permettono di ri-trovarsi. Solo il silenzio potrà rigenerare lontano dai rumori della quotidianità.

Le prore delle navi sembrano avanzare. Si possono toccare. Si desidera salvare la donna che sembra abbandonarsi al proprio destino. È un’immagine di un lirismo elevato denso di dolore, solitudini, desideri mancati, abbandoni.

Franco Donaggio Il Muro del desiderio 2013
Franco Donaggio
Il Muro del desiderio 2013

Il “Muro del desiderio” è un’immagine molto suggestiva. Il titolo forse evoca un amore impossibile? Ho focalizzato la mia attenzione sul fuoco e sul muro. Ripercorrendo il tempo a ritroso, ho pensato alla paura nei confronti della donna durante il  ‘600. Infatti se manifestava difformità con il pensiero dominante, veniva arsa viva. La donna iniziava a prender coscienza della sua individualità e della sua forza, osteggiando volontà e codici di una società maschilista.

Franco Donaggio dilata la memoria collettiva e con i suoi continui rimandi ed evocazioni da valore alla historia magistra vitae. Le sue opere sembrano viaggi di conoscenza, dove il linguaggio espressivo permea il sapere sintetizzando forme sorrette da memoria alla ricerca di significati fautori di nuove “verità”.

English version

“Brilliant kids have always done strange things.” These words by Alda Merini well define creativity without limits and which I rediscover in the images of Franco Donaggio.

His latest Book entitled “The spaces of Morpheus” was named after the mythological god of dreams. Place which, according to legend, appears in human form.

But dreams evoked by images of Franco Donaggio abound symbolizations which reflected the need to give “expressive voice” to an imaginary reflection in reality.

The origin of the name Morpheus, from the greek μορφή “form” or figure associate the desire to re-definition of the figure / body of the woman, the absolute protagonist of the images.

Deviating from purely aesthetic conceptualizations, the very ambitious project wants to trace symbols connected to the eternal feminine and redeem her body, a gift of Nature, today more and more violated, reviled, full of meanings of guilt.

The figure / body appears in space with a central act of the metaphysical significance. It seems “to mean” the real in its manifestation of his harmoniously perfect body.

But the intellectual games of Donaggio lead us to cross the threshold of thinking, searching for new catharsis, which show values ​​contained in the polysemic meanings.

And behold, the body “means” the act of the woman in her who generates, creates, fights, inspires, saves and redeems.

Donaggio, with his melancholy artist’s predilection for the chiaroscuro of the chromatic scale of grays, seems tense towards intellectual synthesis that lead us to look beyond. He will use the expressive language of dream-like dimension to re-define the anthropological meanings.

In the beautiful bodies the act sometimes punctuated by time is conceptualized. A doing from which you can perceive pain, ups and downs on the edge, surrenders of life, in which the effort to exist determines solitudes of “non-return”.

As the body without the head, next to another woman, leads us to a painful lack. We have lost the awareness of being a woman different from man and yet similar. The woman body, fragile universe misunderstood, mocked, ridiculed in the collective, wants to ransom. Like a sticky network which wants to break free. But the more she moves and the more she is wrapped.

Donaggio has new contents to being a woman. Nearly sculptural body sometimes ethereal but it wraps up its soul. Woman wit, mind, dream of a real drift tracks time and defines it. The images are apologetic: it celebrates the woman in the fusion of meaning-meaning, mind and body.

I can see the association between body-mind in the ship, in which there are structural failures. It is the storm of everyday life that stuns intensity and inhibits forces. But the woman portrayed, shows that even in adversity, she does not leave the place of command. Determined and wise she faces the unexpected with insight and timeliness.

In ancient Greece, bearing the figure of the woman-warrior, the Amazon, in small communities which were managed exclusively by women. The man was relegated to performing the duties of women. Kept the house and took care of the children.

Lysias (440 BC), tells us that women were beautiful, very courageous and brave. It gave meaning to their being a woman the way they faced the dangers and not their gorgeous body.

From the pictures it seems that you want to emphasize the dignity of the woman who is also the body. Dignity that being identical to that of a man, must be recognized and respected.

The contemporary world has imposed stereotypical images that have “cut” the value of women. Only the legs are displayed here. Legs that are precursors to a movement. An escape from the stickiness of the real, but the presence of water refers to the purification, evokes redemption and salvation, a rebirth. The legs are life: they walk, jump, dance, run, swim.

I want to remember the words of Alda Merini who said that “the legs in women are the perfection of his will … eyes and lips are seeking love, yes, but above all the life of love.”

Looking at the images presented here it is possible to perceive the sound of the sea, the silence of contemplation or the brunt of keels, or even the cigolamento of scaffolding. They are multi-sensory images.

Benjamin would say that photography is a way to proceed “tactile”, since it seems to protrude from its causes and who contemplates to brush indeed to replace the protagonist.

The woman represented here seeks to protect itself before the events of giant bows that silent progress through the chaos of life. Split up into the starry heavens, to be contained in itself, scrutinizing all the energy that allows it to re-find oneself. It regenerates the silence away from the hustle of everyday life.

The prows of ships seem to move forward. You can touch them. You want to save the woman who seems to abandon herself to her fate. It is an image of a high dense lyricism of pain, loneliness, lack of desires, dropouts.

The “Wall of desire” is very suggestive. The title evokes perhaps an impossible love? I focused my attention on the stove and the wall. Going back in time, I thought about the fear of women in 1600. Infact if she showed differences with the dominant thought, she was burned alive. The woman began to become aware of her individuality, her strength and went against wills and codes of a male-dominated society.

Franco Donaggio expands the collective memory and his constant references and evocations value to historia magistra vitae. His works seem to travel for knowledge, where the expressive language permeates the knowledge synthesizing forms supported by memory for new meanings proponents of new and desirable truths.

Lycia Mele
© Riproduzione riservata

MODELLE : Arianna Grimoldi e Giovanna Lacedra
Sito dell’artista per approfondimenti:
http://www.donaggioart.it/quaderni.html

Franco Donaggio Il giudizio 2013
Franco Donaggio
Il giudizio 2013

Ombre da Le Città #invisibili di Italo Calvino /3

#12
Tracciati
D’anima

Respiro
Di luoghi

Sedotti
Dal tempo

Visitati
dal ricordo

#13
Giochiamo
Con Tasselli
Di realtà

Intrecciatori
D’Idee

Beffati
Dal tempo
Reo
Di stranietà

#14
Un fiore
Nato D’inverno
Che Al primo Sole
Muore

E noi bevitori
D’essenza

#15
esula da certezze
il duplice sguardo

svuotato del tempo
definisce l’inganno
del nostro viver

il presente

#16
il limite è l’infinito
essere nel tempo
reciso dalla dualità

del pensare

#17
Ombre Riflesse
Sui veli Del conoscere
Mosse Dal vento Della vita
Si ri-plasmano In Nuove Forme

#18
È un Rinnovarsi Eterno
Per vivere L’istante
Di Bianchi Sfumati

#19
Nell’affiorarsi
Dei ricordi
È viversi
Di tracce
Celate
Dal tempo
Al muto
Cammino

Lycia Mele
© Riproduzione riservata

Paul Chan 2nd 2005
Paul Chan
2nd 2005