«È così figliolo, che deve comportarsi un uomo, e te ne accorgerai sempre di più con l’andar degli anni. […] quel che è necessario è vivere con dignità senza mai aver vergogna di se stessi, e poter sempre guardare tutti negli occhi […] amici e nemici, uomini e donne […] peccato è fingere di essere virtuosi e agire da imbroglioni».
Giovanni Lussu
Queste significative parole del padre di Emilio Lussu ispirarono e impressionarono il pensiero del figlio, Emilio, che assimilò e traspose alla radice delle sue idee di libertà, dignità, identità, giustizia, trasparenza democratica, onestà intellettuale, lealtà, uguaglianza.
Un breve ricordo per introdurre un evento letterario legato al nome di chi la storia non l’ha solo raccontata ma è stato protagonista illuminato.
Dal primo al sei ottobre a Cagliari — tra l’Espace Peacock e la Sala Castello Hotel Regina Margherita — si ricorderà la sua figura di intellettuale e politico nel Festival letterario Premio Emilio Lussu, giunto alla sua settima edizione. Inoltre, saranno protagonisti anche altri autori del panorama letterario quali Leonardo Sciascia, Georges Simenon, José Saramago di cui sarà presente la figlia Violante Matos e il cantautore Claudio Lolli.
Sei giornate con numerosi appuntamenti dedicate a incontri con autori, reading, laboratori di scrittura in cui verranno coinvolte le scuole.
L’evento — sotto la regia di Alessandro Macis, di Gianni Mascia quale direttore artistico della Scuola popolare di poesia di Is Mirrionis e di Patrizia Masala, alla direzione organizzativa — promosso dall’Associazione culturale L’Alambicco con il patrocinio della Camera dei Deputati, della Regione Sardegna, del Comune di Cagliari e in parternariato con enti, università e associazioni.
PROGRAMMA.
Venerdì 1 ottobre
La manifestazione prende il via venerdì alle ore 11 all’Espace Peacock – Events & Meetings di via Campidano 24/A, con l’incontro tra gli studenti e la Scuola popolare di poesia di Is Mirrionis e il reading poetico “I volti di Cristo” a cura di Gianni Mascia e Mauro Dedoni.
Alle 16.30 si va alla scoperta de “I giornalisti narratori”, accogliendo gli autori di alcuni successi editoriali del momento che si confronteranno con lo scrittore Guido Conti e il giornalista critico letterario Bruno Quaranta.
Saranno presentati nell’ordine: “Reo confesso. Un’indagine del commissario Soneri” di Valerio Varesi (Mondadori, 2021); “La confraternita dell’asino” di Bruno Gambarotta (Manni, 2020); “I delitti della salina” di Francesco Abate (Einaudi, 2020); “Hotel Nord America” di Giacomo Mameli (Il Maestrale, 2020).
Alle 19.30Bruno Gambarotta propone il reading “Georges Simenon: Intervista impossibile”, in cui Alessandro Macis interpreta il ruolo dell’intervistato non comune.
Sabato 2 ottobre l’evento si trasferisce nella Sala Castello dell’Hotel Regina Margherita, dove alle 10.30Guido Conti condurrà il “Laboratorio Leggere per imparare a scrivere” rivolto a insegnanti e studenti delle Scuole medie e superiori.
Alle 16.30Matteo Collura, Daniela Marcheschi, Mario Patané porgeranno uno speciale omaggio al grande scrittore Leonardo Sciascia in occasione del centenario della nascita.
L’attesissima cerimonia di proclamazione dei vincitori del Premio Lussu si terrà alle 18.30.
Sono due le sezioni in concorso: La “Narrativa edita”, con una giuria internazionale presieduta da Guido Conti e composta da Bruno Quaranta, Miruna Bulumete, Raniero Speelman, Manuela Ennas; la “Narrativa a fumetti edita”, con una giuria internazionale presieduta da Ángel De La Calle e composta da Mario Greco, Sandro Dessì, Massimo Spiga.
Domenica 3 ottobre, sempre nella Sala Castello la giornata sarà dedicata alla figura di Emilio Lussu tra politica, storia e diritto, all’interno del IV Seminario Internazionale di Studi che, a partire dalle 9 del mattino, vedrà intervenire Gian Giacomo Ortu (coordinare del convegno), Giovanna Granata, Italo Birocchi, Federico Francioni, Luisa Maria Plaisant, Daniela Marcheschi, Luisa Marínho Antunes e Alberto Cabboi.
Nel pomeriggio, alle 17 sarà presentato il libro “Per rileggere Emilio Lussu” a cura di Daniela Marcheschi (Libreria Ticinum Editore, 2021). Il volume è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione di Sardegna e contiene gli atti dei seminari internazionali di Studi su Emilio Lussu svolti a Cagliari nel 2018 e ad Armungia nel 2019. Interverranno Daniela Marcheschi, Gian Giacomo Ortu, Alberto Cabboi, Daniela Matronola, Guido Conti, Luisa Marínho Antunes, Alessandro Macis ed Elisabetta Balduzzi.
Subito dopo sarà presentato il libro “Il mio amico” (Manni, 2020) di Daniela Matronola che dialogherà con Caterina Arcangelo.
Dalle 18.45 la serata prosegue con l’omaggio a Claudio Lolli “Dal Viaggio in Italia di Claudio Lolli a Ferite&feritoie” a cura di Paolo Capodacqua. Partecipano Marina Stefani, Federico Lolli, Tommaso Lolli, membri del Comitato promotore “Fondazione Claudio Lolli”, partner del Festival Lussu.
Lunedì 4 ottobre la mattinata si apre alle 10 con l’omaggio a Gianni Rodari, un incontro rivolto alle scuole. A illustrare l’opera e leggere alcuni brani di Rodari saranno Daniela Marcheschi, Roberto Randaccio, Guido Conti. Paolo Capodacqua si esibirà nel recital-omaggio a Gianni Rodari “La bella luna a dondolo”.
Alle 17 sarà presentato il libro “Le malizie delle donne” (Marietti 1820, 2021) di Luisa Marínho Antunes che si confronterà con Elisabetta Balduzzi e Daniela Marcheschi.
Alle 17.45 una presenza molto attesa, quella di Violante Matos Saramago, figlia del grande autore portoghese José Saramago. Assieme a Daniela Marcheschi e Guido Conti, Violante converserà su Cecità, nota pubblicazione del padre edita da Einaudi. In chiusura sarà presentata la rivista letteraria e artistica FuoriAsse (Cooperativa Letteraria, 2021), con l’intervento della direttrice Caterina Arcangelo, in compagnia di Mario Greco, Daniela Marcheschi, Guido Conti, Luisa Marínho Antunes, Alessandro Macis, Elisabetta Randaccio e Patrizia Masala.
Martedì 5 ottobre alle 10 si parte per un viaggio antropologico ideale, alla ricerca delle origini del gioiello della dieta sardo mediterranea: Veronica Matta presenta il volume “Panada on the road” (Ed. Sa Mata. L’albero delle idee, 2019) assieme a Gianni Filippini, Pinhás Ben Abrahamle, Padre Miquel Mascaro’, Don Francisco Juan Salleras, Padre Mario Alonso Aguado.
Alle 17 si terrà la “Festa della Scuola popolare di poesia di Is Mirrionis”, accogliendo come ospite Vito Minoia, presidente del coordinamento nazionale “Teatro in carcere”, che dialogherà con Gianni Mascia.
Quindi Walter Falgio, Anna Cristina Serra, Gianni Mascia ricorderanno la figura di Benvenuto Lobina attraverso la presentazione del suo“Po cantu Biddanoa” (Illisso, 2004).
Chiusura di serata con Poetry Blues and roll, una narrazione poetica che si nutre delle suggestioni del blues e del rock, a cura di Gianni Mascia, Paolo Demontis e Salvatore Amara.
La manifestazione si conclude mercoledì 6 ottobre con un appuntamento tutto pomeridiano dedicato alla letteratura in Sardegna.
Alle 16.30 Giovanni Follesa e Rossana Copez presentano il libro “Cent’anni fa arrivò Lawrence” (Il Maestrale, 2021), assieme a Paolo Lusci.
Alle17.15Angelica Grivel Serra propone “L’estate della mia rivoluzione” in compagnia di Manuela Ennas e, alle 18.30, Tonino Cau illustra la sua ultima fatica poetica “Berlinguer. Un’Omine una vida” intervistato da Salvatore Taras, con la partecipazione straordinaria dei Tenores di Neoneli.
In conclusione di serata sarà conferito il Premio Lussu alla Carriera al fumettista, vignettista e regista italiano Sergio Staino.
Nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19, l’ingresso libero e gratuito è consentito ai partecipanti fino ad esaurimento posti e solo se muniti di green pass.
Alghero | Oggi ospito nel mio blog un testo scritto da un amico sulla tavola rotonda “Pan Mediterraneo. Economia, sostenibilità, cultura” tenutasi giovedì scorso organizzata dall’AES negli spazi dell’Ex mercato civico di Alghero, durante il festival letterario “Mediterranea. Culture, scambi, passaggi” in cui si sono confrontati numerosi esperti per riscoprire il valore del pane, “simbolo di identità, coesione sociale e opportunità per il territorio che ha permesso di riscoprire quelle produzioni dotate di particolari caratteristiche a livello nutrizionale, salutistico e culturale. Produzioni che possono rappresentare un motivo di crescita economica con una ripercussione positiva sui territori.
L’incontro, introdotto dalla presidente AESSimonetta Castia e moderato da Marco Zapparoli, editore di Marcos&Marcos in rappresentanza di Letteratura Rinnovabile, ha preso il via con l’analisi di quattro concetti paradigmatici come “valore, scambio, terra e mappa”.
Nel primo intervento di Massimiliano Lepratti, coordinatore e ricercatore nel campo della transizione ecologica dell’economia per l’Associazione Economia e sostenibilità, è emerso il significato di valore come atto di trasformazione di ciò che offre la natura. È sostanzialmente il valore del lavoro, che trova nello scambio reciproco il senso più immediato della costruzione di rapporti economici, creando relazioni utili nel rispondere a determinati bisogni individuali e sociali.
Andrea Calori, esperto in politiche territoriali, di sviluppo locale e di cicli alimentari sostenibili per Esta, ha messo in evidenza come la produzione di valore rappresenti sempre più il distacco dalla natura e dalla terra, e come sia sempre più connessa a elementi immateriali. Di rimando, il mondo rurale è stato sempre più accostato ad antitesi del progresso. Per ripensare i valori di questo rapporto, il pane può essere un ottimo punto di partenza al fine di ribaltare le regole sociali e costruire nuove relazioni tra economia ed ecologia.
Ma se l’essere umano è sempre più inserito al di fuori dal mondo naturale, è anche vero che il nostro cervello è progettato per vivere in quel contesto. Pier Andrea Serra, prorettore dell’Uniss, medico, farmacologo, tossicologo e coordinatore del corso di Studi in Scienze dell’alimentazione, ha spostato l’attenzione sugli aspetti biologici che caratterizzano il rapporto dell’uomo con il cibo. Un rapporto sempre più esposto all’elemento velocità, mentre occorrerebbe riscoprire e promuovere il valore della lentezza. Così come lenta è la lievitazione del pane fermentato con pasta madre.
Un pane che ha anche un forte valore culturale e antropologico. Alessandra Guigoni, dottore di ricerca specializzata in storia e cultura del cibo, in collegamento video ha ripercorso la storia del rapporto dell’uomo con questo alimento fondamentale, sperimentato in forme primordiali ben prima della scoperta dell’agricoltura. Per quanto riguarda i lieviti, fino a circa un secolo fa erano tramandati attraverso pratiche empiriche, con un’attribuzione di valore quasi sacro se non magico. Solo nell’ottocento gli scienziati hanno iniziato a capire gli effetti di questi microrganismi, facendo perdere un po’ di sacralità alle fasi di produzione di questo alimento. Bisogna quindi tornare alla centralità del pane perché è simbolo d’identità e coesione sociale.
A illustrare le varie declinazioni salutistiche e nutrizionali dei prodotti a lievito madre, è stato l’intervento conclusivo diGiovanni Antonio Farris, già ordinario di Microbiologia Agroalimentare dell’Università di Sassari e autore di numerosi libri a tema. Non è una moda, ha spiegato l’accademico, ma una necessità.
La fermentazione acida rende il pane molto più nutriente e fa bene alla salute: un insieme di microrganismi, tra lieviti e batteri, concorre a trasformare le grosse molecole e le proteine presenti all’interno della farina, rendendole più digeribili. Tra queste c’è anche il glutine, alla base delle problematiche legate alla celiachia.
Sotto l’aspetto economico, l’utilizzo di semole di grano duro incentiverebbe la coltivazione di questo cereale, che in Sardegna ha visto un calo dai 100mila ettari di fine anni Novanta agli attuali 25mila. Ma il pane a lievito madre è soprattutto buono. Per scoprirne le caratteristiche di fragranza, aroma e consistenza, a fine serata è stata offerta una minidegustazione a cura del panificio Cherchi, affiancata all’assaggio dell’olio, altro ottimo prodotto doc del territorio. Lo stesso panificio ha presentato un’esposizione di pani tipici di Alghero”
La musica ha un potere che nessun’altra cosa possiede. Avete mai notato di ritrovarvi a far defluire pensieri e lasciar spazio a nuovi contenuti, quando esausti o di malumore per una situazione vissuta, ascoltate la vostra musica preferita, pop o allegra?
Certa musica, se filtrata con l’anima, permette di rinnovare luoghi della mente. Fa spazio. Crea respiro. Trasmette stati d’animo sotto forma di contagio — come l’allegria, la gioia, la positività — che si declinano con l’esecuzione di determinate variazioni musicali. In sintesi ciò che si è vissuto sabato scorso durante la terza serata del Musicultura World Festival 2021: “Musica dalle Finis Terrae” di San Teodoro.
Protagonisti i Red Wine, un quartetto di validi musicisti genovesi di bluegrass: preparati, ironici, coinvolgenti, famosi in Italia e all’estero che hanno reso speciale e indimenticabile, la serata teodorina, luogo dove trasparenze del mare sfumano orizzonti, senza segnare confini di cielo.
E, sotto la volta stellata, nell’angolo dedicato ai concerti live, si sono esibiti Marco Ferretti alla chitarra, Lucas Bellotti al basso e Silvio Ferretti e Martino Coppo, storici del gruppo , rispettivamente al Banjo e al mandolino, con un vocal range accurato, coeso, armonico che ha conquistato il parterre.
Durante la serata, hanno eseguito alcuni brani dall’ultimo lavoro, Caroline Red, insieme a testi iconici della storia della musica, arrangiati in stile country, con qualche digressione nella canzone italiana. Uno spettacolo ben dosato, gradevole e soprattutto capace di farci sognare.
Si, il sogno é stato l’ orizzonte verso il quale siamo stati proiettati. Un viaggio immaginario, intessuto di emozioni, nelle terre del “sogno americano” — che mai aderì alla realtà immaginata — almeno per coloro che emigrarono in America, alla ricerca di un benessere socio-economico, proprio negli anni in cui si diffuse il bluegrass.
Nato nel Kentucky, intorno agli anni ‘30 del secolo scorso, il bluegrass è un ramo del genere country che mostra assonanze con la musica inglese e irlandese, inflessioni residuali dei primi colonizzatori europei.
S’inizia con la classica ballata country, “Everything I use to do”, un testo di Ernie Rowell che evoca la fine di un amore. Il giovane protagonista, ancora innamorato della sua amata, riflette un agire distratto dal pensare il suo sentimento. Un tema di carattere universale che ha prodotto le più belle ed eterne canzoni d’amore.
Al contrario del melodico italiano, si può notare come nel genere country, la narrazione di una sofferenza causata dalla fine di un amore, mostra una struttura musicale briosa, allegra, e nella sua velocità sembra scandire il tempo dinamico, incalzante, rapido. Si ricompone un equilibrio, dove le sonorità sembrano ribellarsi ad una sorta di ripetizione, aspirano ad una nuova stabilità giocando in un susseguirsi di scatti, prossimità, vicinanze, confluenze.
Protagonista il mandolino, in vivace dialogo con gli altri strumenti, quasi la musica volga ad alleggerire pensieri, infondere speranza, e forse invitare ad “ascoltarci”, come diceva il maestro Ezio Bosso, a rimodulare il senso dell’esistenza, vivere il passato, non semplicemente come ricordo ma come ciò che struttura il domani, come anima del nostro futuro in continua evoluzione. Le esperienze formano nel loro “stramarsi” dalla rete dell’esistere.
Con “Archetto e violino”, brano scritto da un loro amico, ci ritroviamo negli ampi saloni di una tipica festa dai toni irlandesi quale momento per socializzare, da vivere in spensieratezza e innamorarsi. Innegabile l’energia di questa ballata che richiama le atmosfere dell’intenso film Alabama Monroe del regista Felix Van Groeningen.
Di seguito “Last the old american dream” in cui la voce narrante è una macchina, costruita nel 1958, che suggerisce al proprietario di ripararla per ripartire verso nuove mete.
Sogno americano inteso come libertà, ma anche benessere. Qui si allude ad una “cura”, una manutenzione per poter continuare a viaggiare.
La macchina ha una sua forza concettuale che trasposta nella condizione degli esseri umani sembra suggerire la necessità di provvedere alla cura del sé per acquisire quella capacità di fuga dalla staticità che logora, annienta, crea ristagno e involuzione.
Inoltre, si può cogliere un altro riferimento metanarrativo che prende spunto da una temporalità definita, a cui forse si allude, la diffusione del genere country in seguito alla realizzazione, nel 1958, di un film musicale “Country Music Holiday”, che aveva tra gli interpreti la mitica Zsa zsa Gabor, per affermare la dirompente diffusione di questo genere musicale sempre più seguito, seppur con accenti diversi.
Armonizzazioni delicate, accompagnate da un testo fluido, arioso, è la nuova dimensione dove l’esperienza permette di fare musica “… dancing in the wind” danzando nel vento che viene ripetuto nel ritornello della ballata “Evergreen”, dal CD Caroline Red.
Questo è il loro manifesto. Tanti sono gli anni trascorsi dall’anno di nascita del gruppo, formatosi nel 1978, che oggi continua a lavorare, proporre musica con entusiasmo e passione, segnata dalla libertà di creare, come agli inizi della loro carriera. Ieri come oggi, generi musicali intramontabili, fondamenta della musica contemporanea da tutelare, custodire quale patrimonio artistico immateriale dell’umanità.
Rimettendoci in cammino, “chiudiamo gli occhi” e ci ritroviamo in Louisiana nel centrale e frenetico quartiere francese di New Orleans, bagnato dal fiume argentato del Mississippi, tra le vie pullulanti di ogni umanità con graziosi localini in cui si suona il dixieland. Una festa eterna di suoni, colori e umanità. Il pezzo eseguito “The dark times” pur senza fiati, riesce a codificare quel sentimento di accettazione e fiducia presente nella tradizione della musica afroamericana da cui deriva questo filone musicale.
E dall’America, una breve sosta in Italia con alcune canzoni del nostro repertorio melodico tra le quali “Oi Marì”, “Malafemmena” di Murolo e ancora “Buonasera signorina” di Buscaglione, che esaltano il virtuosismo degli strumenti acustici, o ancora, la bellissima canzone scritta da Massimo Bubola e cantata da Fiorella Mannoia “Il cielo d’Irlanda”, una vera poesia che riprende significati universali con luoghi poetici che emozionano per la purezza e profondità delle parole.
Rientriamo negli USA, nel Tennessee, con “Back to you” un testo d’amore dal tema nostalgico sullo sfondo della Guerra civile, motivo che spesso ricorre nel repertorio country americano.
Il protagonista, un soldato in trincea, ha nostalgia della sua amata e sembra vivere il desiderio di rivederla come una forza spirituale che gli permette di superare la dolorosa realtà vissuta al fronte.
Dagli USA ci spostiamo verso la nazione delle immense distese, dei cromatismi taglienti che “accecano” per bellezza, con quella sana voglia di vivere: il Brasile. Ed ecco le variazioni del mandolino, veloci sulla tastiera, che svuotano oscurità e diffondono gioia nel famoso brano “Tico Tico” del celebre compositore brasiliano Zequinha de Abreu (1880-1935).
Alla fine, lo spettacolo si fa ancora più intenso, con un momento dedicato a coloro che sono stati grandi pionieri e innovatori, che hanno osato stravolgere musicalità e hanno lasciato segni indelebili. Funamboli del pentagramma.
Il primo artista Tom Petty, — grandissimo cantautore rock americano, creatore geniale, collaboratore e amico del grande Bob Dylan — di cui cantano “American girl”con un arrangiamento country, canzone icona per le future bande rock. Verso la fine il ricordo dei Grateful Dead, una band che si distinse per la capacità rivoluzionaria di fondere vari generi musicali e dar vita al cosiddetto rock psichedelico.
Una serata che ci ha fatto riscoprire l’intensità del vivere un concerto, perché esserci richiama esperienza stratificata per la sua totalità di sensazioni che l’web non potrà mai creare, reso possibile dalla bravura dei musicisti, dall’abilità dei tecnici del suono e delle luci e dalla gente che ha condiviso il momento come uno slancio verso il cielo e …ritorno.
Red Wine | Bluegrass, the music that creates space for thought
Music has a power that no other thing has. Have you ever noticed that you find yourself letting thoughts flow and leaving room for new contents, when exhausted or in a bad mood for a lived situation, you listen to your favouritemusic, or pop or cheerful?
Certain music, if filtered with the soul, allows you to renew places of the mind. Make room. Create breath. It transmits states of mind in the form of contagion – for example, cheerfulness, joy, positivity – which are declined with the performance of a certain type of musical variations. This took place last Saturday during the third evening of the Musicultura World Festival 2021: “Musica dalle Finis Terrae” in San Teodoro. The protagonists are Red Wine, a quartet of good bluegrass musicians: prepared, ironic, engaging, famous in Italy and abroad who made the Theodorine evening special, a place where the transparencies of the sea blur horizons, without marking borders.
And under the starry vault, in the corner dedicated to live concerts, Marco Ferretti on guitar, Lucas Bellotti on bass and Silvio Ferretti and Martino Coppo, historians of the group, respectively at Banjo and mandolin, performed with an accurate vocal range, cohesive, harmonious that has conquered the parterre. During the evening, the group performed songs from the latest work, Caroline Red, along with some lyrics from the history of music, others arranged in a country style with some digression in the Italian song. A well-dosed, pleasant and above all able to make us dream show. Yes, the dream was the horizon towards which we were projected. An imaginary journey, interwoven with emotions, in the lands of the “American dream” – never adhered to imagined reality – pursued by those who emigrated to America in search of socio-economic well-being, precisely in those years when bluegrass was spreading.
Born in Kentucky, around the 30s of the last century, bluegrass is a branch of the country genre that shows assonances with English and Irish music, residual variations of the first European colonizers. It begins with the classic country ballad, “Everything I use to do”, a text by Ernie Rowell that evokes the end of a love. The young protagonist, still in love with his beloved, shows an action distracted by the thought of his feelings. A universal theme that has produced the most beautiful and eternal love songs.
Unlikely the Italian melodic genre, it can be seen that in the country genre, the narration of a suffering caused by the end of a love, shows a lively, cheerful musical structure, and in its speed it seems to mark the dynamic, pressing, rapid time. A vanished equilibrium is recomposed, where the sounds seem to rebel against a sort of repetition, aspire to a new stability by playing in a succession of shots, proximity, proximity, confluences. The mandolin is the protagonist, in lively dialogue with the other instruments, as if the music wanted to lighten thoughts, instill hope, and perhaps invite us to “listen to us”, as the master Ezio Bosso said, reshape the meaning of existence, live the past, not simply as a memory but as what structures tomorrow, as the soul of our constantly evolving future. Experiences form in their falling away from the web of existence. With “Bow and violin”, a song written by a friend of theirs, we find ourselves in the large halls of a typical Irish party as a moment to socialize, to live in carefree and fall in love. The energy of this ballad is undeniable, recalling the atmosphere of the intense film Alabama Monroe by director Felix Van Groeningen. Below is “Last the old american dream” in which the narrator is a car built in 1958, which suggests to the owner to repair it in order to leave for new destinations. American dream understood as freedom, but also well-being. Here we allude to a care, a maintenance to be able to continue travelling . The machine has its own conceptual strength and in transposing the meaning on the condition of human beings it seems to suggest the need to take care of the self in order to acquire that capacity to escape from the stillness that wears out, annihilates, creates stagnation and involution. Furthermore, we can grasp another metanarrative reference that takes its cue from a defined temporality, which is perhaps alluded to, the diffusion of the country genre following the realization, in 1958, of a musical film “Country Music Holiday”, which had among the interpret the legendary Zsa zsa Gabor, to affirm the disruptive diffusion of this increasingly popular musical genre, albeit with different accents. Delicate harmonizations, accompanied by a fluid, airy text, is the new dimension where the experience allows you to make music “… dancing in the wind” dancing in the wind that is repeated in the chorus of the ballad “Evergreen”, from CD Caroline Red .
This is their manifesto. Many years have passed since the birth of the group, formed in 1978, which today continues to work, proposing music with enthusiasm and passion as if it were at the beginning of their career. Yesterday as today, timeless musical genres, foundations of contemporary music to be protected, to be preserved as an artistic heritage of the world. Continuing our journey, we “close our eyes” and we find ourselves in Louisiana in the central French quarter of New Orleans, bathed by the silver Mississippi River, among the streets teeming with all humanity with charming little places where Dixielandis played. An eternal feast of sounds, colours and humanity. The piece performed “The dark times”, even without wind, manages to encode that feeling of acceptance and trust present in the tradition of African American music from which this musical trend derives.
And from America, a brief stop in Italy with some songs from our melodic repertoire including “Oi Marì”, “Malafemmena” by Murolo and “Buonasera signorina” by Buscaglione, which enhance the virtuosity of the instruments, or even the beautiful song written by Massimo Bubola and sung by Fiorella Mannoia “Il cielo d’Irlanda”, a true poem that takes up universal meanings with poetic places that excite for the purity and depth of the words.
We return to the USA, in Tennessee, with a song linked to the sentiment of love, proposed here as a nostalgic theme, recurring in the American country repertoire, in the background the echo of the Civil War: “Back to you”. The protagonist, a soldier in the trenches, misses his beloved and seems to experience the desire to see her again as a spiritual force that allows him to overcome the painful reality experienced at the front.
From the USA we move towards the nation of immense expanses, sharp colours that prove the sight, for the beauty, and healthy desire to live: Brazil. And here there are the variations of the mandolin, fast on the keyboard, that empty darkness and spread joy in the famous piece “Tico Tico” by the famous Brazilian composer Zequinha de Abreu (1880-1935).
In the end, the show becomes more intense, with a moment dedicated to great pioneers and innovators, who dared to overturn musicality and left indelible marks. Tightrope walkers of the pentagram.
The first artist Tom Petty, a great American rock singer-songwriter, collaborator and friend of the great Bob Dylan, who will follow on his tours . They sing, in a country arrangement, an iconic song for future rock bands “American girl” And finally a piece by the Grateful Dead, a band that stood out for its revolutionary ability to blend various musical genres and give life to the so-called psychedelic rock.
An evening that made us rediscover the intensity of living a concert, because being there recalls a layered experience for its totality of sensations that the web will never be able to create. Made possible by the skill of the musicians, the skill of the sound and lighting technicians and the people who shared the moment as a leap towards the sky and back.
Tutti noi sappiamo, grazie alle campagne preventive, quanto sia importante la salute del cuore per impedire il decadimento cognitivo. Argomento di cui si parlerà in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer a Sassari, martedì 21 settembre, presso l’Auditorium provinciale di via Montegrappa dove l’AMAS – Associazione Malattia Alzheimer Sardegna – e l’Associazione culturale Music & Movie promuovonoun’interessante conferenza dal titolo “CUORE – il decadimento cognitivo nel territorio”, con momenti dedicati alla musica e agli audiovisivi.
Ospiti del simposio sono medici specialisti – quali Renato Ortu, dirigente di Neurologia all’Aou di Sassari; Elisa Ruiu, medico dell’AOU di Sassari; Antonio Nieddu, medico dell’AOU di Sassari; Alberto Zoccheddu medico specialista in Neurologia; e dalla Rsa San Nicola di Sassari, la responsabile sanitaria Maria Franca Brau, – che coordinati da Pina Ballore, presidente AMAS, parleranno di decadimento cognitivo quale “condizione clinica caratterizzata da una sfumata difficoltà in uno o più domini cognitivi (quali, ad esempio, memoria, attenzione o linguaggio) oggettivata attraverso i test neuropsicologici, che nel tempo può compromettere le normali e quotidiane attività di una persona”.
Durante la serata si potrà vedere il cortometraggio “Luci Spente” realizzato dall’Accademia Sironi Cinema per la regia di Marco Peddio e sceneggiatura di Giovanna Maria Carta.
La protagonista è una nonna malata di Alzheimer: dalla scoperta della malattia all’incredulità di non poter guarire, il disagio e sofferenza dei familiari, il rapporto speciale con il nipote che vuole salvaguardare la sua memoria.
La consapevolezza della malattia viene descritta dallo stesso linguaggio filmico tra flashback e flashforward dove i ricordi sfumano, per riapparire improvvisi, come soffi di vento. E la certezza di un racconto, trasposto in un libro scritto dal nipotino, che racchiude l’anima di chi non c’è più.
Oltre questo momento, drammatico ma intenso, il medico Kai Paulus, responsabile del Centro di Neuroriabilitazione, parlerà dei benefici della creatività, – sia nella sfera dell’arte che della musica, – nella terapia del morbo di Parkinson, la seconda patologia neurodegenerativa più diffusa dopo il morbo di Alzheimer.
Nel prosieguo della serata si esibirà il coro “Volare si Può” dell’Associazione Parkinson Sassari diretto dal maestro Fabrizio Sanna e il concerto della brava e poliedrica cantante Giò Box accompagnata dai musicisti Federico Canu, Bachisio Ulgheri, Massimo Canu e Massimiliano Ruiu.
La serata sarà presentata da RobertoManca e parte del ricavato sarà devoluto a sostegno delle attività dell’AMAS.
Per informazioni e prevendita contattare il numero 3401846468. L’accesso è consentito solo con green pass.
Nell’ambito del festival letterario algherese, molto apprezzato dal pubblico, “Mediterranea. Culture, scambi, passaggi” organizzato dall’ AES ➖ Associazione Editori Sardi, con il patrocinio della Regione Sardegna, Comune di Alghero, Fondazione Alghero e Fondazione di Sardegna, in partenariato con Florinas in giallo, la Libreria Cyrano di Alghero e numerose istituzioni e imprese di rilevanza regionale, nazionale e internazionale ➖ negli spazi dell’Ex Mercato civico di Alghero, Giovedì 16 settembre alle 18, l’ AES presenta una tavola rotonda dal titolo “Pan Mediterraneo. Economia, Sostenibilità, cultura”, realizzata a cura di ESTà – Economia e Sostenibilità, Letteratura Rinnovabile e AES.
Esperti del settore e accademici si confrontano attorno ad alcuni concetti quali Valore, Mare, Pane e Terra, per approfondire numerosi aspetti del territorio.
Attesi gli interventi di Andrea Calori, esperto in politiche territoriali, di sviluppo locale e di cicli alimentari sostenibili per ESTà; Giovanni Antonio Farris, già ordinario di Microbiologia Agroalimentare dell’Università di Sassari; Alessandra Guigoni, dottore di ricerca specializzata in storia e cultura del cibo, agrobiodiversità, fenomeni di globalizzazione agroalimentare, sviluppo rurale e patrimoni agroalimentari; Massimiliano Lepratti, coordinatore e ricercatore nel campo della transizione ecologica dell’economia per l’associazione Economia e sostenibilità; Pier Andrea Serra, prorettore dell’Uniss, medico, farmacologo, tossicologo e coordinatore del corso di Studi in Scienze dell’alimentazione. Modera l’incontro Marco Zapparoli, editore di Marcos y Marcos in rappresentanza di Letteratura Rinnovabile.
A fine serata, sarà offerta una minidegustazione a cura del panificioCherchi per assaporare sapori e fragranze di alcuni caratteristici prodotti del territorio come il pane e l’olio.
La manifestazione proseguirà il 17 settembre con la seconda edizione del Forum nazionale sull’editoria regionale “Tutti i libri del mondo”, promosso da ADEI e organizzato congiuntamente all’Associazione Editori Sardi.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti con l’obbligo del green pass.
Gli eventi dell’estate teodorina continuano con un irrinunciabile appuntamento: il Musicultura World Festival “Musica dalle Finis Terrae”, dal 16 al 19 settembre, organizzatodalComune di San Teodoro con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna.
In Piazza Gallura, giovedì 16 settembre alle 21,30, si esibirà la raffinata cantautrice Grazia Di Michele con lo spettacolo musicale “Poesie di carta”, un tributo a Marisa Sannia: la cantante e attrice di Iglesias famosa, sulla fine degli anni ‘60, per la sua voce cristallina, inconfondibile.
“Tra noi c’era qualche affinità, – ricorda Grazia Di Michele – la vedevo così altera e coerente, raffinata ed elegante. A un certo punto ho iniziato a scoprire la parte di cantautrice che mi era sfuggita, e poi sono restata folgorata dalla sua maestria nel musicare la poesia. Dentro c’è cura, amore, rispetto delle parole, dei suoni e dei mondi poetici a cui si è approcciata, incredibile”.
Negli ultimi anni della sua vita Marisa approfondisce la poesia di Federico Garcìa Lorca e di autori sardi, Antioco Casula e Ciccittu Masala, declinando musiche per i loro versi alla propria terra, alla vita, all’amore.
I brani eseguiti sono intervallati da testi tradotti, pensieri, frasi estrapolati da copioni che la Sannia scrisse per la presentazione dei suoi spettacoli teatrali.
Sul palco con Grazia Di Michele, voce e chitarra, si esibiscono Marco Piras al pianoforte, Fabiano Lelli alla chitarra, Fabrizio Fabiano al violoncello e Bruno Piccinnu alle percussioni.
Venerdì 17 settembre vengono proposti due interessanti progetti musicali aperti a sperimentazioni, sempre nell’ambito di sonorità mediterranee, con forti accenti di sardità.
Il primo progetto Fantafolk di Andrea Pisu alle launeddas e Vanni Masala all’organetto, vincitori del Premio Maria Carta (2016) che vantano importanti collaborazioni con musicisti, jazzisti e orchestre di fama internazionale.
A seguire, il secondo progetto musicale della serata, denominato “Musicalimba” dello storico gruppo Cordas et Cannas che si caratterizza come un lungo viaggio “attraverso le radici culturali della musica sarda, attualizzata da armoniosi intarsi sonori presi da altre culture e generi musicali”.
Un gruppo attento alla sperimentazione etnomusicale, che vanta 40 anni di attività, con numerose produzioni discografiche.
I musicisti sono Francesco Pilu cantante e polistrumentista, Bruno Piccinnu alle percussioni e voce, Lorenzo Sabattini al basso, Sandro Piccinnu alla batteria, Gianluca Dessì alle chitarre e Alain Pattitoni alla voce, chitarra acustica ed elettrica.
Sabato 18 settembre è la volta dello spettacolo musicale della band storica Red Wine. Tra i più affermati gruppi di bluegrass europei, con preziosi riconoscimenti in Italia, in Europa e negli USA, il loro repertorio spazia dal bluegrass tradizionale a quello contemporaneo, al country, gospel e swing.
“Dal 1995 Red Wine ha regolarmente effettuato tour negli USA, partecipando al Bean Blossom Uncle Pen’s Memorial Day Bluegrass Festival (IN), Oklahoma International Bluegrass Festival (Guthrie OK), Walnut Valley Festival Winfield (KS), Bluegrass & Chili Festival (Tulsa-Claremore, OK), Strawberry Bluegrass Festival (Camp Mather, CA), Poppy Mountain Bluegrass Festival (Morehead, KY), Mohican Bluegrass Festival (Greer, OH), The Station Inn (Nashville,TN), e alle edizioni del 1995, 2001 e 2008 dell’ International Bluegrass Music Association IBMA “World of Bluegrass” (Owensboro e Louisville, KY, e Nashville,TN), Fan Fest, suonando in svariati Showcase apprezzati dal pubblico e da esperti del settore”.
Infine, domenica 19 settembre viene presentato il progetto A-COR-DA della talentuosa cantante brasiliana polistrumentista Carol Mello che da 5 anni vive in Portogallo.
Un progetto raffinato che, oltre all’interessante voce della cantante e al suono caratteristico delle percussioni brasiliane (tamborim, pandeiro), si avvale delle sonorità degli strumenti a corda quali: contrabbasso, banjo, mandolino, cavaquinho e chitarra classica ed elettrica.
Il gruppo vive e lavora in Portogallo. Sono presenti nei festival World Music brasiliana con la musica che “allontana tristezza” quindi samba, choro, bossa nova e MPB. Oggi elaborano nuove contaminazioni sonore con trame musicali dei luoghi in cui hanno vissuto e/o suonato.
La formazione multietnica è composta da musicisti di varia estrazione musicale: Romain Valentino polistrumentista italo-francese, Martin Pridal con chitarra classica a 8 corde e il contrabbassista Matteo Marongiu.
Spettacoli diversi per genere ma accomunati dall’elemento che più di ogni altra cosa unisce, dona spensieratezza e indirettamente libertà. E come ben scrisse Victor Hugo:
“La musica esprime ciò che non può esser espresso a parole e ciò che non può rimanere in silenzio”.