a[cquisi]zioni/MAN

Nei primi anni del secolo scorso la scrittrice Grazia Deledda (Nuoro 1871 – Roma  1936)  aveva dato alla nostra isola visibilità in tutto il mondo, dopo essere stata la prima donna sarda a ricevere il Nobel per la letteratura. Era  il 10 dicembre del 1927.

Questa la motivazione dell’Accademia di Svezia «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale, e che con profondità e calore tratta problemi di generale interesse umano».

Parole a mio avviso riduttive che esprimono poco della forza creativa, dell’umanità, dei sentimenti analizzati con semplicità e immediatezza,  dove pathos e introspezione dei personaggi emergono come pennellate che definiscono  lo  “sfumato” del nostro Leonardo Da Vinci o  il  chiaroscuro” del Caravaggio. Ombre e luci che si susseguono alla ricerca di quel “quid” che lega i contrari e che alle volte illumina il senso del vivere.

Ora, sono passati molti anni, ma l’ambiente socio-culturale del centro barbaricino è sempre in fermento, come l’esigenza, di deleddiana memoria, di superare i confini per nuove progettualità e nuovi confronti. In questo contesto di apertura cosmopolita si inserisce  il MANMuseo d’arte della Provincia di Nuoro, che accoglierà il progetto “Via San Gennaro” dell’artista pluripremiata Sonia Leimer, presentato dall’ISPC – International Studio & Curatorial Program di New York in partnership con lo stesso museo, che insieme ad altri dieci artisti italiani ha vinto la quarta edizione dell’Italian Council. Concorso della DGAAP – Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività culturali, la cui finalità è quella di promuovere l’Arte Contemporanea  nel mondo.

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Courtesy Sonia Leimer The Poetics of the material – Leopold Museum 2016 – Vienna photo by Lisa Rastl

L’Italian Council è un bando internazionale di supporto concreto a giovani artisti italiani che chiamati da strutture museali, fondazioni o associazioni,  creano e realizzano un loro progetto artistico in relazione all’istituzione ospitante.

Il 17 settembre 2019,  nella sede di NewYork dell’ISCP – International Studio & Curatorial Program, il curatore del MAN Luigi Fassi e Karl Conte assisteranno alla mostra personale dell’artista in cui verrà presentata l’opera acquisita.

«Sonia Leimer – si legge nella motivazione dell’assegnazione del premio – esplora le nostre basi percettive, che si fondano sui modelli di esperienza individuali. Come prodotti di concreti contesti storici, stanze e oggetti subiscono una trasformazione in cui la storia e i cambiamenti della società diventano palpabili».

In attesa di vedere l’opera acquisita cerchiamo di conoscere questa giovane artista, vincitrice di borse di studio e prestigiosi premi tra cui l’Audi Award,  Margarete Schütte-Lihotzky,  Mak Schindler.

Sonia Leimer (Merano 1977) ha studiato architettura, ma come lei stessa ripete  in più interviste, ha sentito subito l’esigenza di optare verso sintesi più creative  nella gestione dello spazio e nella sperimentazione dei materiali, per un sua inclinazione più vicina al mondo dell’arte. 

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Sonia Leimer – Images courtesy of Barbara Gross, Munich. Photo by Wilfried Petzi.

L’architettura, infatti, presenta un’impostazione forse più rigida che non le avrebbe permesso quella creatività a cui lei aspirava. Una “libertà” trasmessagli dal suo professore universitario Joost Meuwissen, architetto ma oserei dire anche “filosofo”, uomo di grande sensibilità e acutezza di pensiero che con i suoi numerosi scritti ha lasciato un notevole contributo allo studio di questa disciplina.  

Sonia Leimer ricorda come Joost Meuwissen incoraggiasse i suoi studenti a porsi sempre nuove domande, ad analizzare ogni cosa con senso critico,  in quanto sosteneva che «le domande generano nuove idee», quasi un’eco socratico dove l’indagine maieutica crea confronto, conoscenza e verità. 

Per cui lo spazio diviene “luogo”  da affrontare criticamente, non solo subordinato a regole, numeri e quindi a pura progettazione. Non bisogna considerare solo le strutture che possono essere realizzate come gli edifici, sia pubblici che privati,  ma nello spazio si interrelano  coloro che lo animano, che sono presenza attiva, che divengono i principali fruitori: gli uomini; quindi anche lo spazio deve “umanizzarsi”. Ma come è possibile che ciò avvenga? Dando valore a ciò che non viene considerato, né nominato, ciò che è marginale. Ecco che Sonia Leimer crea delle piccole epifanie,  nuove vite, dando valore a ciò che noi, vestiti di pura consuetudine,  non notiamo. Il suo è un linguaggio che ci induce a riflettere, a fare trasposizioni su oggetti/materiali che per esempio possono far parte del nostro vissuto, che possono essere parte integrante della nostra cultura.

La finalità in sintesi che ci suggerisce l’artista è «cercare significati tra le cose», ciò non conduce ad esiti speculativi ma a una capacità interpretativa che può aiutarci nella ricerca della verità, un superare i confini semantici, un andare oltre manipolazioni concettuali per ritrovare la purezza dei significati. 

 ©Lycia Mele Ligios 2018

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Sonia Leimer – Images courtesy of Barbara Gross, Munich. Photo by Wilfried Petzi.

 

English Version

In the early years of the last century the writer Grazia Deledda (Nuoro 1871 – Rome 1936) had given our island visibility all over the world, after being the first Sardinian woman to receive the Nobel Prize for literature. It was December 10, 1927.

This is the motivation of the Swedish Academy «for its power as a writer, sustained by a high ideal, which portrays in a plastic form life as it is in its secluded native island, and that with depth and heat deals with problems of general human interest».

Words that I think are reductive express little of the creative force, of humanity, of the feelings analyzed with simplicity and immediacy, where pathos and introspection of the characters emerge as brushstrokes that define the “nuanced” of our Leonardo Da Vinci or the “light-dark”  of Caravaggio. Shadows and lights that follow each other in search of that “quid” that binds the opposites and that sometimes illuminates the meaning of life.

Now, many years have passed, but the social-cultural environment of the barbaricino center is always in turmoil, as is the need, of Deleddian memory, of overcoming the boundaries for new projects and new comparisons. In this context of cosmopolitan openness there is the MAN-Museum of Art of the Province of Nuoro, which will host the “Via San Gennaro” project of the award-winning artist Sonia Leimar, presented by the ISPC – International Studio & Curatorial Program in New York in partnership with the same museum, which together with other ten Italian artists won the fourth edition of the Italian Council. Competition of the DGAAP – Directorate General for Contemporary Art and Architecture and Urban Peripheries of MiBAC – Ministry for Cultural Heritage and Activities, whose purpose is to promote Contemporary Art in the world.

The Italian Council is an international call for concrete support to young Italian artists who are called by museum structures, foundations or associations, create and implement their artistic project in relation to the host institution.

On 17 September 2019, at the NewYork headquarters of the ISCP – International Studio & Curatorial Program, the curator of MAN Luigi Fassi and Karl Conte will attend the solo exhibition of the artist in which the acquired work will be presented.

«Sonia Leimer – reads the motivation for awarding the prize – explores our perceptive bases, which are based on individual models of experience. As products of concrete historical contexts, rooms and objects undergo a transformation in which history and changes in society become palpable».

Waiting to see the work acquired we try to meet this young artist, winner of scholarships and prestigious awards including the Audi Award,  Margarete Schütte-Lihotzky, Mak Schindler.

Sonia Leimer (Merano 1977) has studied architecture, but as she herself repeats in several interviews, she immediately felt the need to opt for more creative synthesis in the management of space and experimentation of materials, for her inclination closer to the world of art.

The architecture, in fact, presents a perhaps more rigid approach that would not have allowed the creativity to which she aspired. A “freedom” conveyed to him by his university professor Joost Meuwissen, architect but I would also dare to say “philosopher”, a man of great sensitivity and sharpness of thought that with his numerous writings has left a considerable contribution to the study of this discipline.

Sonia Leimer recalls how Joost Meuwissen encouraged his students to constantly ask new questions, to analyze everything critically, as he claimed that “questions generate new ideas”, almost a Socratic echo where the maieutic survey creates confrontation, knowledge is truth.

So the space becomes a “place” to be addressed critically, not only subject to rules, numbers and therefore to pure design. We must not consider only the structures that can be realized as the buildings, both public and private, but in space they interrelate those who animate it, which are active presence, that become the main users: men; therefore space must also “humanize”. But how is this possible? Giving value to what is not considered, nor appointed, what is marginal. Here Sonia Leimer creates small epiphanies, new lives, giving value to what we, dressed in pure custom, we do not notice. His is a language that leads us to reflect, to make transpositions on objects / materials that for example can be part of our experience, which can be an integral part of our culture.

The purpose in synthesis that the artist suggests is “searching for meanings between things”, this does not lead to speculative results but to an interpretative capacity that can help us in the search for truth, to overcome the semantic boundaries, to go beyond conceptual manipulations for rediscover the purity of meanings.

 ©Lycia Mele Ligios 2018

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Sonia Leimer – Images courtesy of Barbara Gross, Munich. Photos by Wilfried Petzi.

 

L’ARTE al CEntro = MAN

“… quando guardiamo un’opera d’arte
non dovremmo dimenticare la qualità
del pensiero che l’ha generata
che esprime il suo desiderio
di previsione del mondo”
G. di Pietrantonio

In Sardegna sono tanti i luoghi che rapiscono per bellezza, immersi in una natura incontaminata, lambiti da acque cristalline e vegliati da una vegetazione di intensi profumi. Ci sono molti siti e qualche museo archeologico.  Ma sono ancora poche le strutture espositive per l’arte moderna e contemporanea, dove i linguaggi visivi si intrecciano a percorsi umani.

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Louis Fratino, Maritime landcape, 2018 – Courtesy the artist and Oostmeijer, Amsterdam

Tra queste vi è un museo che riflette di luce propria: il MANMuseo d’Arte Moderna della Provincia di Nuoro. Situato tra i vicoli del centro storico, in un palazzo elegante, con spazi espositivi armonici e ben curati, il museo si distingue per un’efficiente organizzazione e un ottimo format di comunicazione.

Sono stati i vari curatori che lo hanno diretto negli ultimi anni, ad aver proposto linguaggi visivi interessanti, sperimentazioni, laboratori didattici, così da attrarre sempre più visitatori. Considerato tra i più importanti centri museali del sud Italia, è diventato un punto di riferimento non solo per chi ama l’arte. Da marzo è presieduto dal dott. Luigi Fassi, un giovane curatore preparato e dinamico  che nel suo curriculum, tra varie curatele, presenta una collaborazione con Artissima, una delle più importanti fiere internazionali d’arte contemporanea, che si svolge a Torino da circa 25 anni. Questa esperienza gli ha permesso di acquisire, affinare la sua sensibilità artistica e lavorare con un team internazionale nella sezione Present – Future dedicata ai giovani talenti.

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Anna Bjerger, Veil, 2014 – Courtesy the artist and Gallery Magnus Karlsson, Stockholm

È proprio in questa stagione espositiva dal 9 novembre al 3 marzo del 2019, sta mostrando la sua vera anima di curatore raffinato, perfezionista, poliedrico, cosmopolita con un articolato allestimento di temi e progetti che saranno le linee guida dei futuri percorsi espositivi.

Artisti di varie parti del mondo quali Africa, America del Nord ed Europa, espongono le loro opere, in questo museo, al centro di un’isola del mar Mediterraneo. Un mare che è stato culla di importanti civiltà, crocevia di scambi non solo economici ma socio-culturali. E oggi, qui al MAN, con linguaggi visivi differenti si evidenzia un interessante dialogo multietnico che apre a nuove indagini, riflessioni, orizzonti: un continuum di rimandi tra passato e presente fatto di storia, di sentimenti, di sogni, di contemporaneità straniante, di memoria.

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Waldemar Zimbelmann, Untitled 2013 – Courtesy the artist

Iniziamo dall’ultimo piano dell’edificio dove è allestita la mostra “Sabir” in cui Dor Guez, un giovane artista israeliano, racconta e fa rivivere con immagini e ricordi, il dramma vissuto dalla propria famiglia durante il conflitto israeliano-palestinese. È una mostra di forti contrasti che commuove ed emoziona, con l’esposizione di alcuni suggestivi scanograms, [immagini scannerizzate che enfatizzano la tridimensionalità] due video e una installazione sonora.

“Youth and beauty!”, visibile al secondo piano, in cui sono esposte le opere di tre grandi artisti che si stanno imponendo sulla scena artistica internazionale: Anna BjergerLouis Fratino e Waldemar Zimbelmann. I loro linguaggi espressivi hanno un forte potere evocativo o tendono ad un lirismo che sorprende e affascina, tra disincanto e consapevolezza del proprio sé.

E Infine “Sogno d’Oltremare” una delicata “voce” sull’assoluta bellezza, alle volte malinconica, di alcuni luoghi divenuti anima di un passato che è imploso, che ora resistono al tempo, testimoni di significato e memoria storica. L’artista, François-Xavier Gbré, è un giovane fotografo che ha lavorato con grandi maestri della fotografia tra i quali Stephen Shore, maestro della fotografia a colori. Gbré, franco-ivoriano presenta alcune affinità di antropomorfizzazione tra l’Africa e la Sardegna che inducono a riflettere.

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Sala espositiva scanograms e video-installazione per la mostra Sabir di Dor Guez

Un originale catalogo sembra “avvolgere” i significati con un formato che unisce. Forse a rimarcare che l’arte è e deve essere estranea a limiti o preconcetti di qualsiasi natura. L’arte unisce per la sua funzione di universalità pur nella individualità. Artisti in apparenza diversi ma legati dalla necessità di comprendere le dinamiche del presente. Una commistione di linguaggi per indagini a 360 gradi verso nuovi punti di vista,  chiavi di lettura o rilettura di un presente alienato e sempre più distratto dalla velocità contemporanea che frammenta e disperde.

© Lycia Mele Ligios 

English Version

Sardinia has many places that attract for beauty , immersed in a nature that does not know human signs, touched by crystalline waters and watched over by a vegetation of intense scents. There are many sites and some archaeological museum.But there are a few exhibition facilities dedicated to modern and contemporary art, where visual languages intertwine with human paths.

Among these, the Museum of Modern Art of Nuoro’s Province, defining in a simple acronym MAN, reflects its own light with an elegant location in the maze of the downtown’s alleys, the harmony of well-kept spaces, the efficient organisation and communication format  which stands out for its high professionalism.

This institution, among the most important museums in southern Italy, has become a point of reference for the contemporary art world in the island, thanks to the good curators who have focused and proposed visual languages, experiments, educational workshops, attracting more and more visitors.

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Anna Bjerger, Gloom 2012 – Courtesy the artist and Gallery Magnus Karlsson, Stockholm

Since March it has been chaired by Mr. Luigi Fassi, a young competent curator, dynamic, who in his curriculum presents a collaboration with Artissima, one of the most important international contemporary art fairs, which has been taking place for about 25 years in Italy. This experience allowed him to acquire, refine his artistic sensibility and work with an international team in the Present-Future section dedicated to young talents.

It is in this exhibition season, from November 9th to March 3rd, 2019, that he is showing his true soul as a refined, perfectionist, multifaceted, cosmopolitan curator with an articulated arrangement of themes and projects that will be the guidelines of future exhibition itineraries.

Artists from various parts of the world, such as Africa, North America and Europe are gathered in this museum at the center of the island in the Mediterranean Sea. Although with different languages, they lead us to reflect on ourselves, on history, on affectivity, on dreams, on an alienating contemporaneity and on memory. An interesting multi-ethnic dialogue that opens up new investigations, reflections, horizons.

There are three exhibitions: “Sabir” of a young Israeli artist, Dor Guez, with evocative scanograms and sound installations, that move and excite. Dor Guez tells us, with images and memories, about the drama experienced by his family during the Israeli-Palestinian conflitct. The other exhibition on the second floor is “O youth and beauty!” in which expressive languages and pictorial techniques are proposed, sometimes tending to a surprising and fascinating lyricism, of three great artists who are imposing themselves on the international art scene: Anne Bjerger, Louis Fratino and Waldemar Zimbelmann. And finally the poetic images of a tormenting melancholy “Sogno d’Oltremare” of a young photographer François Xavier Gbré, who has worked with great masters of photography among whom  the master of photography Stephen Shore.

An original catalog seems to “wrap” the meanings expressed in a format that unites. Very beautiful. Perhaps to emphasise that art is and must be foreign to limits or preconceptions of any nature. Artists apparently different but united by the need to understand their reality, to tell it, to share it. New perspectives and new meeting points could be looking at a past that will help us to translate this alienating present.

MAN – Museo d’Arte Province of Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro
Visiting hours 10am – 7pm

   Home Page MAN

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François-Xavier Gbré, Albergo ESIT, Ortobene, Supramonte, Nuoro -Courtesy the artist

Angelo Lauria : le “impressioni” di un fotografo

Sono una lastra fotografica
impressionabile all’infinito
Ogni dettaglio si stampa
dentro di me in un tutto.
 Pessoa

La Sardegna è un’isola che ammalia da sempre: sia per la sua natura incontaminata che per il suo mare cristallino con una varietà di colori e sfumature. In una sola parola è emozione. Riflette emozioni. Inoltre ha potere taumaturgico. Distende gli animi, rasserena menti. Si riscopre il valore del tempo. Dei ritmi di vita scanditi dal fluire del giorno. Gli istanti si dilatano. Le cose sembrano avere un proprio senso, una propria storia, se rapportate ad un inizio. Ad una fine. L’alba e il tramonto che danno ritmo all’agire. Dove la Storia e il Tempo non compaiono. E Tutto diviene contemporanea (com)presenza: Passato intriso di tradizioni e Presente. L’istante sospeso.

Angelo Lauria, Punta Molara Capo CodaCavallo

©Angelo Lauria, Punta MolaraCapo Coda Cavallo

Questa magia che attrae l’anima dei visitatori, crea una sorta di dipendenza. Infatti sempre più persone scelgono la Sardegna come luogo di vacanza e vi ritornano negli anni successivi. Alcuni abbandonano il “continente” per vivere definitivamente nell’isola. Tra questi ricordo il cantante Fabrizio De André che scelse di vivere insieme alla sua compagna Dori Ghezzi ai piedi del monte Limbara, nei pressi della città di Tempio Pausania. Luogo di silenzi e meditazione ma anche di “spuntini” condivisi con i locali. Fonti di ispirazione per le sue canzoni che integrato con lo studio del dialetto e delle tradizioni popolari gli permise di assimilare “l’anima gallurese”.

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©Angelo Lauria,  Cala Brandinchi [San Teodoro]

L’isola sembra esser vista come una grande madre, i cui teneri abbracci distendono, rasserenano, riconciliano. Donano energia. E’ il ritorno a casa di Ulisse dopo le peripezie del viaggio. È voler ricolmare i vuoti di frenetiche città che sfiancano, in cui l’individuo diviene forma plasmata da eventi. Dove l’interiorità viene triturata dai grimaldelli del tempo. Dove tante le strade offerte ma poche le verità autentiche.

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©Angelo Lauria, Capo Comino [Siniscola]

La Sardegna, faro luminoso che allontana dai pericoli e salva, ha incantato per i suoi colori, profumi e sapori un fotografo lombardo che, lasciata la terra ferma come il poeta De André ha deciso di vivere stabilmente nell’isola scegliendo di vivere nella campagna di Torpè, nei pressi di una località tra le più suggestive del nord Sardegna, Posada.

LYC11©Angelo Lauria, Posada

Il suo nome è Angelo Lauria nato a Tripoli in Libia ma con un’isola nel cuore, la Sicilia, di cui erano originari i nonni. Negli anni dell’adolescenza si trasferisce con tutta la famiglia a Milano. E richiamato dalla semplicità e dalla straordinaria bellezza della natura, nella zona dei laghi, si trasferisce nei pressi del Lago di Varese.

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©Angelo Lauria, Airone Rosso [Lago di Varese]

I riflessi, i silenzi, la natura del luogo lo impressionano ed emozionano da sentire il desiderio di donare eternità all’istante sospeso in un fotogramma che continuerà a trasmettere emozioni.

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©Angelo Lauria,  Svasso [Lago di Varese]

E per scoprire questi luoghi incontaminati sceglie il Kayak. Mezzo che gli permette di  raggiungerli con facilità e immergersi in quei silenzi che fanno sfiorare l’eterno divenire.  Teso ad ascoltare i versi dei vari esemplari di fauna, i fruscii delle canne, i gorgoglii dell’acqua. Un orizzonte che ha dato senso alla sua vita. E le bellissime immagini raccolte hanno permesso la realizzazione della mostra “Il lago di Varese: Emozioni in kayak”, con la campagna di sensibilizzazione a salvaguardia della flora e fauna della zona lacustre, coinvolgendo scolaresche della zona.

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©Angelo Lauria, Cigni [Lago di Varese]

Intense e struggenti. Le fotografie commuovono per la loro bellezza. La natura si offre e dona. Una sintesi di quanto affermava il grande naturalista John Muir “In ogni passeggiata nella natura, l’uomo riceve molto più di ciò che cerca“. La natura ha permesso a Lauria di perfezionarsi nella tecnica e racconto fotografico.

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©Angelo Lauria, Tartaruga  e Folaga con i suoi piccoli [Lago di Varese]

Ma negli ultimi anni, quasi in segno di gratitudine verso la terra che lo ha adottato o forse per pura devozione, ha realizzato una serie di ritratti fotografici: volti di donne e uomini con il costume tradizionale, utilizzato nelle varie sagre o feste religiose che animano un’isola dove la tradizione, riscoperta e sostenuta negli ultimi decenni, da significato all’agire e ammalia. Come ad esempio rapiscono per rara bellezza i tessuti preziosi, i colori brillanti, i ricami e i decori sugli scialli. Superfici e forme che emettono sonorità. Melodie d’intensità.

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©Angelo Lauria Costume di Desulo

Seguire la tradizione è ricercare l’anima sarda e quell’elemento universale che caratterizza i sardi e che si riscopre nella bellezza, nelle forme e nel carattere. La bellezza eterna che traspare dalla perfezione e da un cromatismo armonico dei preziosi abiti ha colpito la sensibilità di Angelo Lauria. Alla bellezza della natura contrappone quella dei pregiati manufatti e dei volti alla ricerca di quello spirito di sardità che contraddistingue il sardo da qualsiasi connazionale.

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©Angelo Lauria, Costume di Osilo

Inizia a seguire le più importanti Sagre della Sardegna: la Sagra del Redentore, la Cavalcata Sarda, la Sagra di Sant’Efisio raccogliendo tantissimi scatti che dopo una attenta selezione sono esposti a Posada in una Mostra dal titolo “Il costume sardo: Volti e colori della tradizione popolare” e presentati ad Olbia nel Festival della Fotografia Popolare #Storie di un Attimo  a cura dell’Associazione Culturale Gli Argonauti.

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©Angelo Lauria, Costume di Nuoro

È in questa occasione che ho conosciuto il fotografo. Ed ebbra di colori, forme e richiami alla mia tradizione, decisi di intervistarlo. Una persona umile, entusiasta della sua grande passione per la fotografia. Mi parlò dei suoi iniziali obiettivi: ritrarre per trasmettere emozioni della natura, in particolare della fauna e flora lacustri. Un ritorno alle origini, alla semplicità per ritrovarsi o forse (r)accogliersi e proseguire il suo cammino  da apolide.

Una svolta nelle sue ricerche e racconti fotografici di carattere documentaristico sarà data dal suo trasferimento in Sardegna. Amore per il mare e per il moto perpetuo delle onde. Una musica dell’eterno presente che si annida nell’anima. Il soggetto muta ma l’elemento primordiale c’è, è presente. Perché l’acqua unisce e fortifica. Infonde coraggio. Salva.

I silenzi del lago ora diventano espressione / parola nei volti ritratti. L’anima di un popolo che lo incuriosisce e lo affascina.

Così continua il suo cammino. Alla ricerca di nuove emozioni. All’eterna ricerca del suo sé. Il segno della vita, da sempre.

Lycia Mele
©Riproduzione Riservata

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©Angelo Lauria, Costume di Ittiri

Mostre

LAGO DI VARESE – Emozioni in kayak

2010 Badia di Ganna 

2011 Lavena Ponte Tresa
2011 Valmorea

IL COSTUME SARDO – Volti e Colori Della Tradizione Popolare

2015    Posada 

2015    Torpè
2015    Olbia

●Contatti:
E-mail angelolauria52@gmail.com
ITTIRI
©Angelo Lauria, Costume di Ittiri
English Version

Derive dell’Anima

Sognare

È rinfrangersi di frammenti

– derive dell’anima –

 

Veglie di mondi

Custodi del sé

 

Lycia Mele

©Riproduzione riservata

 

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Miró, Questo è il colore dei miei sogni 1925

#isognidelledonne

Lettura condivisa su Twitter, con la collaborazione di @TwitSofia,
del testo #ISogniDelleDonne di Lella Ravasi Bellocchio
Edito da Utet http://www.utetlibri.it/libri/sogni-delle-donne/

Maria Teresa Accomando

La luce mi sospinge ma il colore
m’attenua, predicando l’impotenza
del corpo, bello, ma ancora troppo terrestre.

Ed è per il colore cui mi dono
s’io mi ricordo a tratti del mio aspetto
e quindi del mio limite.
Alda Merini

I versi di Alda Merini racchiudono l’universo pittorico di Maria Teresa Accomando. Una pittrice che conosciuta casualmente in un social, si è rivelata una preziosa scoperta. Di origini emiliane, colpisce per quella semplicità legata a  valori autentici che hanno permesso l’evoluzione dell’uomo. Ma che oggi sembrano scomparire.

Maria Teresa Accomando

Iris per sempre, 2018

Maria Teresa è una donna dinamica e concreta con la grande passione di dipingere che talvolta le ruba volontà e annulla lo scorrere del tempo. Ma l’estro creativo a cui è soggetta e coinvolge tutto il suo essere, supera il limite della finitezza umana. Si dona con dipinti “vissuti”. Istanti sospesi. Ricami d’anima.

Le sue opere appaiono come “poesie scritte col colore”, come direbbe Argan, dove la materia utilizzata non è il linguaggio ma il colore “duttile, sensibile, variabile“. La pittrice gli infonde la sua sensibilità che con innato senso estetico, svuota di tecnicismi. Crea emozioni. Esegue delicati ritagli dal tempo. E come la poetessa Alda Merini si dona al colore per emozionare, Maria Teresa Accomando insuffla la propria anima poetica alla vita “sussultoria” e vibrante del colore.

María Teresa Accomando #1 María Teresa Accomando
#1

Le protagoniste delle sue tele sono donne. Estensioni dell’io? Non solo. Raffigurate al centro della tela esprimono silenzi che traducono la tensione della coscienza verso un’agire. Quasi il divenire di consapevolezza che dopo sofferenza, subordinazione, fragilità determina e definisce la coscienza femminile. Identità.

Maria Teresa Accomando #2 Maria Teresa Accomando
#2

Nelle donne ritratte: madri, mogli, sorelle, figlie e nonne appare un certo dinamismo psicologico reso da un proprio linguaggio espressivo che cesella stati d’animo “in fieri“. Piccole pennellate che si rincorrono. Colori puri giocano, si miscelano, si frantumano. Creano energia, dinamicità.

Maria Teresa Accomando #3 Maria Teresa Accomando
#3

Inconsapevolmente Maria Teresa ricerca nuovi significanti per superare una contemporaneità ove ogni cosa è stata definita, creata. Ogni spazio colmato con una pluralità di contenuti che hanno snaturato l’essere. Dove solo l’immaginario può supportare il reale e annientare quel limite del tutto che disorienta e arreca inquietudine, smarrimento e dilania l’essere per il prevalere di un senso d’impotenza.

Maria Teresa Accomando #4 Maria Teresa Accomando
#4

Attraverso gli occhi si accede al suo mondo interiore. Occhi che non si limitano a ricevere ma riflettono la carica emotiva o πάθος ritratto, divenendo depositari della sua anima.

Goethe nella sua opera Teoria dei Colori sosteneva che l’occhio fosse predisposto affinché la “luce” interna muovesse verso quella esterna. Maria Teresa non dipinge solo ciò che “vede” ma, come avrebbe detto Goethe, aggiunge le proprie impressioni, ombre e luci che s’inseguono sulle tele, per creare giochi di contrasto. Avvolgere sensi. Lasciare decantare emozioni. Nell’anima.

Ora appaiono segni di forze antiche. Lotte tra il voler essere e l’apparire che condizionano esistenze e amplificano ansie e inquietudini. O forse dietro le pennellate quasi nevrotiche, stratificate, scrostate, vissute con visibili graffi sulla tela, vi è un semplice bisogno, legato alla speranza: la necessità di trattenere desideri. Richiamare sogni. E colorare un esistenza che si ripete identica. Tra grigie quotidianità.

Maria Teresa Accomando #5 Maria Teresa Accomando
#5

Si avverte la meticolosità, la precisione, quasi un’ossessione per esprimere questa lotta tra l’esser e il voler essere che l’artista quasi timorosa mi svela: “Aspiro ad essere un’artista. E’ un sogno ricorrente. Spero si realizzi”. Sento la sua forte carica emotiva che come un vento primaverile apre un varco per far defluire i torpori invernali. Come un fiore schiude il senso del suo esistere, dove vivere è dipingere.

Compagni del suo vivere sono “strumenti di fortuna” quali utensili vari, legnetti. Raro l’utilizzo dei pennelli. Mentre le mani hanno un ruolo decisivo nelle sfumature e nei giochi chiaroscurali. Le mani delineano il coraggio, l’ardore, la passione per l’arte. Sono la manifestazione esplicita dell’io – artista dopo un lungo travaglio per acquisire competenza e tecnica pittorica.
Una pittura che è Vita consapevole nell’acquisire coscienza e identità propria e del mondo “ridondante”.

Ora so ciò che ha inizio e ciò che ha fine, /ora so tutto il segreto sordomuto /che si chiama, nella povera lingua /sgrammaticata degli umani – Vita.

A.Merini

Alcuni volti disvelano una sofferenza a cui si lega un percorso di vita o la consapevolezza della presenza dell’altro da sé a cui si vorrebbe tendere. Ma la trama del vivere con le implicazioni sociali, familiari e lavorative trattiene inibendo volontà.
Altre tele raffigurano donne disinibite che mostrano il loro corpo con fierezza e consapevolezza. Una prima analisi sembra enfatizzare la necessità di affermarsi lontano da pregiudizi, condizionamenti o stereotipi. Libere e padrone del proprio sé.

Maria Teresa Accomando #6 Maria Teresa Accomando
#6

In #6 la figura viene definita dai colori che evocano la terra. La propria terra. Maria Teresa li stende e gioca con il chiaroscuro. Appaiono ombre che segnano una figura denutrita. La sofferenza espressa invade i nostri sensi. È una donna che lotta per sopravvivere dove i colori scuri esprimono la sofferenza di un mondo che ha smarrito il senso dell’esistere, ormai alla deriva. Privo di riferimenti e valori.

L’ultima opera qui riprodotta #7 raffigura una donna serena. Nuda, vestita di sorrisi. Il sorriso le illumina il volto. Rappresenta la filosofia di vita di Maria Teresa in cui si riflette quello che dovrebbe essere l’atteggiamento dell’uomo contemporaneo verso la vita: di semplicità, curiosità, sfida, tensione al mutamento visto come crescita interiore e che Etty Hillesum esprime con semplicità e intensità nei suoi Diari:
“Sono felice che ci venga concesso di capire sempre di più, e di approfondire, di giorno in giorno, la conoscenza della vita. Ne sono tanto grata. E devo diventare ancora più paziente. I sentimenti sono più profondi e grandi delle possibilità espressive. Non so ancora in quale ambito cercare i miei strumenti. Aspettare e ascoltare ed essere paziente; fare le cose di ogni giorno; diventare sempre più me stessa e al tempo stesso un anello nel tutto: e nessuna consumata imitazione, né un vivere, nemmeno per un minuto, in modo inconsulto”

E Maria Teresa Accomando si  appropria delle parole di Etty. Tesa a divenir “sempre più se stessa ” alla ricerca di un’identità artistica tra mutamenti di colore e nuove forme finalizzate a ricreare emozioni universali. Eterne.

Io sono certa che nulla più soffocherà la mia rima
Il silenzio l’ho tenuto chiuso per anni nella gola
come una trappola da sacrificio,
è quindi venuto il momento di cantare.

Cvetaeva

Maria Teresa Accomando #7 Maria Teresa Accomando
#7

Mostre collettive
2012
Premio Ponzano – Treviso
2013
JESOLOARTE: Un omaggio a Paolo Baratella
curatore Maurizio Pradella dell’Associazione Culturale Arteficio
2015
Londra
Trispace Gallery N001 – Profiles of Art EXHIBITION
curatrice Silvia Arfelli

Lycia Mele Ligios
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